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“La situazione dei controlli sanitari nei porti liguri è delicatissima e rischia di provocare pesanti conseguenze in termini di extracosti per le aziende e, a cascata, per i consumatori, oltre a rischi per la salute pubblica. Accogliamo, dunque, con favore l’unanime via libera, da parte del Consiglio Regionale , all’Ordine del Giorno presentato da Stefano Balleari che impegna la Giunta a sollecitare il Ministero per un rafforzamento degli organici veterinari nei porti di Genova e Vado Ligure”.
Così Giampaolo Botta, Direttore Generale di Spediporto, che pochi giorni fa aveva lanciato forte l’allarme per la carenza di personale adibito a controlli e analisi, con appena 3 funzionari che devono coprire gli scali di Genova, Savona e Vado Ligure. Una situazione delicata che rischia di peggiorare ulteriormente, anche per via dei nuovi controlli europei legati alla normativa “REACH”.
“I dati che ci forniscono le nostre aziende associate – spiega Botta – sono a dir poco imbarazzanti. I tempi medi di refertazione sono di circa 15 giorni ma per alcune merci si può arrivare anche a 25 giorni, con un aumento generalizzato rispetto al 2022 e sofferenze particolari per il porto di Savona Vado Ligure. E’ evidente come questi ritardi aumentino i costi: per fare un esempio, da gennaio a novembre 2023, il terminal Reefer di Vado Ligure ha movimentato 47457 container (con 228000 tonnellate di frutta) mentre nel bacino portuale di Genova i contenitori sottoposti a controlli sanitari sono stati oltre 250 mila. Il costo medio giornaliero per la sosta di un container è di 170 euro: dunque un vero e proprio salasso per gli importatori che finisce, poi, per pesare sulle tasche dei consumatori”.
Il Direttore Generale di Spediporto, con tutti gli operatori del settore, avanzano una richiesta precisa: “Proprio per la materia specifica dei controlli e per la loro importanza, Genova e Savona meritano di avere una linea analitica dedicata, in grado di fornire risposte in tempi rapidi alle necessità legate ai traffici portuali dei due scali. E’ assurdo delegare un ruolo strategico come questo soltanto ai laboratori IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) sparsi in tutta Italia”.
L’impegno delle forze politiche regionali è, dunque, un primo passo ma Spediporto ha tutta l’intenzione di non calare l’attenzione sul tema: “Faremo pressing – annuncia Botta – sui soggetti che a vario titolo possono intervenire, per modificare una situazione davvero pericolosa. Oltre all’impegno della politica regionale, anche Fedespedi e Confetra hanno sollecitato un incontro con il Ministero per trovare una soluzione idonea per i porti liguri. Peraltro non stiamo parlando tanto del cosiddetto rischio di impresa, ma di costi finali maggiorati per le famiglie e anche di sicurezza alimentare; va sottolineato come fare buona sanità voglia dire tante cose, compreso effettuare controlli adeguati e rapidi dei cibi che, poi, finiscono sulle nostre tavole fin dal loro arrivo nei porti regionali”.
Già diversi operatori del mondo marittimo e in particolare della filiera logistica, hanno sposato la battaglia di Spediporto; un segno tangibile della preoccupazione di tutto il settore per una situazione che rischia di diventare la vera e propria mina vagante dell’economia (ma non solo) ligure nel 2024.