Dopo la conferma ufficiale che nessuna offerta sarebbe pervenuta per la gara per la realizzazione del primo lotto di lavori per la nuova Diga Foranea del porto di Genova, molti operatori portuali hanno manifestato la loro preoccupazione per un’opera che rischia di veder allungare i tempi. “La preoccupazione c’è anche se ci troviamo davanti ad uno stop che era nell’aria – analizza Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto – Si sapeva che il combinato disposto della crisi internazionale, con l’aumento dei costi di tante materie prime, e l’insorgere di alcuni dubbi di ordine tecnico legati alla Diga avrebbe potuto portare le due compagini più accreditate a rivalutare la loro posizione. Tutto sommato quindi si tratta di uno stop che non coglie di sorpresa la comunità degli operatori. Preoccupa però in relazione al fatto che l’orizzonte temporale entro cui va sviluppato questo progetto è molto prossimo, perché il 2026 è davvero dietro l’angolo. E’ un’opera essenziale per lo sviluppo dello scalo genovese, un’opera su cui tutta la comunità portuale ma anche tutta la città crede fortemente, quindi questo stop che speriamo sia solo un pit stop, quindi il più breve possibile, preoccupa nella misura in cui dovesse prolungare i tempi di realizzazione”.
“Credo però anche quello delle due cordate sia, più che un ritiro, una pausa in attesa di ulteriori chiarimenti – aggiunge – L’interesse all’opera credo rimanga sia da parte loro che da parte di quelli che volevano concorrere e poi magari sono stati indotti a non partecipare. Si tratta anche di un’opera di tale importanza e di credibilità, anche per chi lo andrà a realizzare, che poi diventa un biglietto da visita importante per tutti”.
Già da ieri, si è iniziato a parlare di possibili spacchettamenti del progetto: “Aspettiamo di capire come potranno essere progettati – prosegue Botta – Comunque, come comunità portuale, nel momento in cui queste soluzioni favoriranno la realizzazione dell’opera, dovremo sostenerle”. Ci sono poi le prese di posizione del ministro Giovannini, che ha assicurato la disponibilità dello Stato a far fronte agli extracosti. “Sicuramente – replica Botta – è un impegno importante. Vi è però poi dall’altra parte la responsabilità che ogni cittadino deve avere nei confronti dell’impegno di cifre importanti su ogni opera pubblica. La disponibilità dello Stato a pagare è bene che ci sia, ma è giusto anche che ci sia l’individuazione di un quantum”.