
Economia del mare, Liguria regione blu: un settore che vale 4,6 miliardi di euro
Rapporto Ossermare. Le aziende insistono: «Migliorare i collegamenti»
Matteo Dell’Antico Silvia Pedemonte
In nessuna regione d’Italia le imprese legate al mare incidono così tanto, sul totale dell’economia, come in Liguria: il dato è del 10,5% sul totale che stacca, di più di tre punti percentuali, la seconda regione classificata (la Sardegna, dove la percentuale è al 7,2%). E il dato dell’incidenza sale al 16,3% se si guarda solo La Spezia, che macina fra le province il valore più alto d’Italia. Sommando inoltre il valore aggiunto delle tre province con maggiore business legato al mare (Genova, La Spezia e Savona), il valore aggiunto di questo segmento dell’economia ammonta a 4,6 miliardi. Imprese blu che sono un macro mondo che abbraccia dalla movimentazione di merci e passeggeri via mare alla filiera della cantieristica navale, dalle attività sportive e ricreative alla filiera ittica, dai servizi di alloggio e ristorazione all’industria delle estrazioni marine, passando per la ricerca, la regolamentazione e la tutela ambientale: ecco allora che, guardando settore per settore, fra le imprese dei vari comparti, i primati liguri si moltiplicano.Perché nessuna provincia fa come La Spezia, nella filiera della cantieristica: il rapporto tra la quota di imprese del comparto della provincia rispetto al totale nazionale arriva al 5,9%. Sempre La Spezia, con il grande traino delle Cinque Terre, è ai vertici – preceduta solo da Rimini – nella filiera del turismo (4,4% di imprese del comparto rispetto al totale nazionale), seguita dalla provincia savonese (al 4,2%). Liguria ha anche il maggior numero di occupati dall’economia del mare: il dato arriva 14, 4% del totale, esattamente il doppio rispetto alla seconda regione in classifica (il Lazio, al 7%.).Si scrive blue economy, si legge – sempre più Liguria -: è quanto emerge in modo netto dall’XI Rapporto sull’Economia del Mare 2023 dell’Osservatorio nazionale sull’economia del mare «OsserMare» di Informare, azienda speciale della Camera di Commercio Frosinone-Latina, con il Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere. A livello nazionale sono 228 mila le imprese della blue economy in Italia, che danno lavoro a quasi 914 mila persone e generano un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro, che arriva a 142,7 miliardi se si considera l’intera filiera diretta e indiretta. «Sembra assurdo per una nazione che conta uno sviluppo costiero di circa ottomila chilometri e che vanta una plurisecolare tradizione marinara ma è così: l’Italia sta riscoprendo dopo una lunga, incomprensibile “distrazione” la sua antica vocazione e vuol fare del mare uno straordinario motore di crescita – scrive, nelle pagine introduttive, il ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, Nello Musumeci – Non solo per un riequilibrio territoriale interno che punti a “ribaltare” l’atavico divario tra un Settentrione ricco e un Meridione povero ma anche per consolidare la posizione di leader che l’Italia ha già acquisito in Europa e nel Mediterraneo». Nel dettaglio delle fotografie regione per regione, il valore aggiunto delle imprese blu per quanto riguarda l’economia locale raggiunge i 3,3 miliardi di euro per la provincia di Genova (dopo Roma, dove il valore è di 10,1 miliardi e Napoli, che arriva a 3,7 miliardi di euro). Secondo Stefano Messina, armatore, terminalista e presidente di Assarmatori, il comparto marittimo può crescere solo aumentando «l’efficienza dei nodi ferroviari e autostradali dove viaggiano i contenitori e la merce varia. Deve essere velocizzata l’infrastruttura sia fisica che digitale per migliorare l’efficienza dei nostri porti ma più in generale di tutta l’industria legata al mare». Paolo Pessina è il presidente di Assagenti, l’associazione che rappresenta gli agenti marittimi genovesi, oltre che vice presidente di Ascom-Confcommercio Genova. «Mare, turismo e investimenti pubblici nelle infrastrutture sono i tre punti sui quali insistere per incrementare l’industria marittima della nostra regione che già da tempo è il primo motore di sviluppo del nostro territorio. Abbiamo un potenziale enorme e una posizione geografica invidiabile. Le grandi opere in costruzione, e quelle che devono essere ancora realizzate, possono essere il vero volano di crescita per la Liguria. Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio meraviglioso che è sempre più apprezzato anche a livello turistico sia in Italia che all’estero». Secondo Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto, l’associazione che rappresenta gli spedizionieri marittimi genovesi «il capoluogo ligure e la Liguria hanno la possibilità di diventare ancora di più e a tutti gli effetti il vero centro italiano dell’economia legata al mare. Ma, oltre alle infrastrutture, serve alla nostra regione che venga riconosciuta alla Liguria una zona logistica semplificata che a Roma chiediamo ormai da anni. Le risposte però tardano ad arrivare e questo è un peccato perché una zona logistica semplificata potrebbe portare una evidente crescita del settore produttivo legato al mare e attrarre così nuovi investimenti da parte di operatori sia nazionali che internazionali».
Fonte Secolo XIX