In Porto Un Polo Di Sviluppo. Adesso L’ok Alla Zona Speciale

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«In porto un polo di sviluppo Adesso l’ok alla zona speciale»

Andrea Giachero Il presidente di Spediporto: «Da tre anni attendiamo la firma del governo»

l’intervista di Monica Zunino

Genova «Un polo di sviluppo e non un luogo di transito». Andrea Giachero, presidente di Spediporto, l’associazione spedizionieri, corrieri e trasportatori genovesi, vede così il porto di Genova del futuro, collegato con le infrastrutture fisiche, digitalizzato e connesso con i cavi internet sottomarini, protetto dalla nuova Diga, con la Zona logistica semplificata e la Green Logistic Valley per attirare l’insediamento di aziende, in sinergia con l’aeroporto e magari con un pezzetto di aree ex Ilva riconquistato per la logistica. E se questo oggi significa cantieri aperti e relativi disagi avverte: «Avremo 10 anni di sofferenza, perché se ieri abbiamo sofferto con i cantieri in autostrada, ora con tutte le opere infrastrutturali che andranno avanti in parallelo ci sarà da piangere, ma abbiamo un obiettivo. Dobbiamo mettere da parte mugugno e maniman genovesi, perché sappiamo che queste difficoltà decresceranno anno dopo anno e riusciremo davvero ad affrontare in modo diverso la nostra operatività». Oggi l’assemblea, dal titolo “Be connecting for growing”, dalle 9.30 al Palazzo della Borsa di Genova. Sparlerà di connettività.«È il nostro futuro: la connessione del nostro porto e aeroporto con tutti i mercati del Nord Ovest e Centro Europa è determinante. Abbiamo un territorio meraviglioso, difficilissimo ma che ci dà grandi opportunità: siamo baricentrici, il porto più importante d’Italia. E la connessione con i cavi internet sottomarini 2Africa e BlueMed porterà vantaggi enormi: basta guardare cosa è accaduto a Marsiglia, con investimenti e ricadute occupazionali. Oltre ai cavi, importanti per il porto e gli sviluppi infrastrutturali, il recupero delle aree ex Ilva e la Zls, c’è la connessione fisica fra collegamenti ferroviari, marittimi e aerei per ridare a Genova centralità in Europa, e quella con il tessuto sociale».La Zona logistica semplificata è ancora al palo?«Aspettiamo dal ministro della Coesione, Raffaele Fitto, la nomina del commissario straordinario che ne consentirà la partenza. Esiste una legge, la 130 del 2018, esistono gli interessi e i finanziatori, ma manca da tre anni questa nomina. L’ennesimo ritardo burocratico sta limitando il progetto della Zls e della Green Logistic Valley a cui lavoriamo da anni, che include il recupero della Valpolcevera, al servizio del porto, e richiamerà aziende».Perché Zls e Valley sono così importanti?«Se inseriamo una zona doganale speciale, agevolata da un doppio corridoio controllato che grazie alla digitalizzazione ci consente lo spostamento tracciato in piena sicurezza doganale per le merci sbarcate dal porto e dall’aeroporto, significa che lì si potranno effettuare operazioni di assemblaggio, confezionamento leggero, manipolazione, trasformazioni in import ed export delle merci, tutto in regime agevolato. Quindi possiamo incentivare il ritorno sul territorio di imprese che avevano delocalizzato».Spediporto ha costituito il consorzio Goas.«Ne parleremo all’assemblea. Il piano nazionale degli aeroporti ha inserito Genova fra gli scali strategici: non potremo mai competere con piattaforme di territori con un tessuto industriale diverso, ma pensiamo a un ruolo a supporto delle industrie crocieristica, cantieristica, nautica da diporto e riparazioni navali. I volumi sono consistenti, lo dico con cognizione perché come azienda, seguendo l’industria navale, ci occupiamo anche della logistica per le nuove costruzioni presso i principali cantieri del mondo e di recente per la nuova nave di un colosso crocieristico abbiamo organizzato addirittura charter atterrati a Liegi e da lì portati via camion nel cantiere italiano. Potremmo anche lavorare da gregari, magari come polmone che permetta a Malpensa di respirare e recuperare volumi di merce».La nuova Diga?«Fondamentale. Progettata per consentire al porto di ospitare in sicurezza navi di nuova generazione senza limitare accessi e manovre verso gli accosti, permetterà di adeguarsi alle esigenze delle maggiori compagnie, oltre a una più razionale separazione fra diversi flussi di traffico. Con più protezione da mareggiate ed eventi climatici avversi».Prende forma il nuovo Piano regolatore del porto di Genova: come lo vorrebbe?«Serve un polo di sviluppo, non un luogo di transito. Vanno creati tutti i presupposti, anche con tecnologie per gestire i processi. Il porto del futuro va dotato di infrastrutture, logistica semplificata, corridoi veloci e una smartizzazione della città».Il vostro mestiere è cambiato?«L’export si è ridotto rispetto al 2021 di circa il 3%, le proiezioni 2023 indicano una crescita non oltre l’1,5%: sarà difficile. Negli anni a venire dovremo ripensarci, sfruttando le nuove opportunità legate all’uso del digitale».

Intervento su Secolo XIX

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Secolo XIX

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