
Velocità di riproduzione:
Non solo dazi. Sul mondo soffiano forti venti di guerra commerciale, in particolare dopo l’insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump; e alcuni episodi alimentano questi venti e preoccupano non poco per i riflessi sulla nostra economia.
Nei giorni scorsi si è registrata la sospensione, poi rientrata, da parte del servizio postale statunitense dell’accettazione di pacchi internazionali provenienti da Cina e Hong Kong; un episodio che svela quale sia uno dei nodi centrali di questo conflitto basato sulle merci: l’e-commerce.
Per dare un’idea di cosa rappresenti il comparto degli acquisti digitali per l’economia americana basti pensare che, nel 2023, ha raggiunto il 15,8% delle vendite totali al dettaglio, per un valore complessivo di 1060 miliardi di dollari.
Un mercato sterminato e in continuo sviluppo se è vero che ormai, nell’oltre miliardo annuo di spedizioni internazionali destinate agli Stati Uniti, una corposa fetta è rappresentata proprio da prodotti acquistati online. Che, però, gli americani comprano spesso e volentieri su negozi digitali con sede all’estero: infatti, secondo un’indagine DHL del 2024, il 37% degli americani si rivolge agli store online di altri paesi. E questi acquisti sono legati, per il 64%, a marchi digitali cinesi.
Sempre per quel che riguarda l’e-commerce, gli Stati Uniti importano principalmente prodotti elettronici, articoli per la casa, abbigliamento spendendo 242,2 miliardi di dollari (che corrisponde al 22% delle spese totali per le vendite online). Ed è ancora una volta la Cina il principale paese esportatore verso gli USA proprio di queste categorie merceologiche; un dato che, accoppiato a quello più generale delle esportazioni globali verso gli Stati Uniti (nel 2024 ammontavano a oltre 500 miliardi di dollari) fotografa molto bene cosa rappresenti l’e-commerce per l’economia cinese.
Secondo i dati preliminari del Ministero del Commercio le esportazioni transfrontaliere cinesi di e-commerce sono cresciute, nei primi nove mesi del 2024, del 15,2% su base annua; un boom chesupera, di ben 9 punti percentuali, il dato sulla crescita complessiva delle esportazioni nazionali. E’ facile capire, dunque, come questi numeri siano una plastica fotografia della posta in gioco in una sfida a distanza che si dipanerà tra mosse e contromosse politiche.
Peraltro i dazi restano l’altra, importante fonte di tensione sullo scenario economico internazionale; OCSE (ripresa da CGIA Mestre) in un recente report ha sottolineato come dazi al 10% sulle importazioni dall’Europa ridurrebbero le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti di 3 miliardi e mezzo di euro. Se i dazi applicati salissero, invece, al 20% il calo dell’export italiano verso gli Usa arriverebbe addirittura a quota 10-12 miliardi di euro.