Sull’economia mondiale aleggia nuovamente lo spettro di uno sciopero dei portuali della costa Est degli Stati Uniti e del Golfo del Messico e la preoccupazione investe anche la logistica italiana.

Il Direttore Generale Spediporto Giampaolo Botta, che già in ottobre aveva lanciato forte l’allarme, è chiaro: “Il 2025 sarà un anno sofferto per via delle molteplici tensioni internazionali. Se a queste – aggiunge – si dovesse sommare lo sciopero dei portuali statunitensi il quadro diverrebbe esplosivo; l’agitazione interesserebbe 36 porti che movimentano tra il 40 e il 50% dei volumi negli scali statunitensi, coinvolgendo 45 mila addetti. Nei mesi scorsi al FIATA di Panama si parlava di perdite di volume in un mese stimate in due milioni di contenitori: è facile capire quale effetto disastroso ci sarebbe per tutta l’economia mondiale”.

Il motivo del contendere, ovvero il rinnovo del contratto di lavoro con una particolare attenzione al tema dell’automazione, sta nuovamente logorando i rapporti tra l’International Longshoremen’s Association (Ila) e la United States Maritime Alliance (Usmx). Lo sciopero potrebbe, dunque, scattare immediatamente dopo la data del 16 gennaio, quando scadrà la proroga temporanea decisa 3 mesi fa per cercare di portare avanti le trattative; dato significativo è che il 20 gennaio è previsto l’insediamento ufficiale del nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Le compagnie di navigazione si stanno già muovendo tra applicazione di surcharge (Hapag Lloyd) e inviti ai clienti a ritirare container pieni e restituire vuoti (Maersk). Ma la preoccupazione è tangibile e interessa, ovviamente, anche l’Italia e Genova in particolare dove, secondo gli ultimi dati disponibili da parte di Autorità di Sistema Portuale, riferiti al 2022, con gli Stati Uniti vengono movimentati 336 mila contenitori tra imbarco e sbarco, cifra superiore rispetto alle destinazioni europee.