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GENOVA — A margine dell’Assemblea annuale di Spediporto, ospitata presso il Palazzo della Borsa a Genova, si è tenuta una tavola rotonda che ha visto i protagonisti sul palco confrontarsi sul tema della riforma delle Autorità Portuali italiane. Un tema portato alla ribalta dalla posizione, recentemente adottata dall’Unione Europea riguardo alla tassazione dei proventi realizzati dalle AP.
“Occorre valutare se il loro inquadramento giuridico sia ancora adeguato alle sfide della globalizzazione. Occorre un ripensamento di meccanismi consolidati ma obsoleti — il presidente uscente dell’Associazione ‘padrona di casa’, Alessandro Pitto, al termine del mandato — L’esempio della fusione dei porti di Anversa e Zeebrugge, che diventeranno il primo porto europeo per traffici movimentati, è indicativo: in Italia è lo stesso inquadramento giuridico che non consente operazioni del genere, al momento. Modello decentralizzato contrapposto a quello spagnolo, centralizzato: le Port Authority non possono accollarsi solo peggio delle due formule, ovvero tassate come se fossero imprese private ma poi imbrigliate a livello burocratico dai vincoli e dal carico amministrativo degli enti pubblici”. Invitati anche i due candidati a sindaco di Genova: il primo cittadinoattualmente in carica, Marco Bucci, e lo sfidante Ariel Dello Strologo. “Trasformare le Autorità Portuali in Spa, con il controllo pubblico, per renderle davvero efficienti, come nel resto d’Europa — ha proposto l’attuale primo cittadino Bucci — Di 5 miliardi di IVA generati dallo scalo del capoluogo di regione, nelle casse del comune di Genova non resta niente. Soldi con i quali avremmo potuto realizzare opere, come la diga di Genova, già cinquant’anni orsono. Invece per l’infrastruttura in questione, il Governo ci ha assegnato appena 600 milioni di euro: una piccolissima parte”.
D’accordo il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: «In Conferenza Stati Regione e con i Ministeri agli Affari Regionali c’è un dibattito in corso sulle autonomie ma nonsi stanno facendo grandi passi in avanti. Per andare a gara, la diga di Genova ha ricevuto un contributo da parte della Regione senza che però torni niente indietro dai traffici aggiuntivi futuri”.
Dello Strologo invece si pone sulla sponda contraria: “Le banchine devono rimanere pubbliche”. Per l‘amministratore delegato di GIP, Giulio Schenone, la Riforma Delrio non ha fallito, almeno parzialmente. 0 comunque tarda produrre gli effetti agognati. Secondo lui, prima di pensare al futuro e a ipotizzare nuovi l’adesione a nuovi modelli, dovremmo chiederci se la riforma ha poi tenuto fede alle tante attese. “Quante delle quindici AdSP si sono realmente trasformate in Sistema e invece quante di esse si sono semplicemente fuse a freddo? Non lasciamoci fuorviare dal miraggio dei grandi porti del Nord Europa, rimango un sostenitore della formula italiana”.
Stessa strada battuta da Stefano Messina, presidente di Assarmatori: “Sono a favore del sistema pubblico per le AP. Serve lavorare per consolidare la Riforma Delrio, in modo da centralizzare ulteriormente le funzioni di regolazione della Pubblica Amministrazione. Il centrale deve comunicare in maniera più tempestiva e chiara con la periferia”. Interventi sul palco anche da rappresentanti della politica, come il deputato in quota Lega Edoardo Rixi e della presidente della Commissione Trasporti della Camera, Raffaella Paita. “Il dibattito è posto in ottica sbagliata — ha commentato Rixi — La questione non è se le AP debbano essere privatizzate, bensì se sia opportuno trasformarle in società pubbliche o mantenerle in forma di enti pubblici non economici. In quest’ultima soluzione, ad esempio, ci si blocca anche soltanto per l’assunzione di un tecnico per realizzare opere, non potendo procedere con assunzioni specifiche. Serve sburocratizzare”. “Il modello italiano è da valorizzare — ha aggiunto in chiusura Paita, parlamentare di Italia Viva — Purtroppo, la specificità dei porti nazionali non è stata difesa in maniera consona dai Governi che si sono succeduti ne tempo, nel corso del processo di confronto con l’Unione Europea sul tema della tassazione”.
Attualmente, su questo, si attende un verdetto in sede di Corte di Giustizia Europea. “ All’improvviso, potrebbe artrivare un verdetto con la vicenda che si conclude senza che nel frattempo in Italia si siano adottate le necessarie contromisure. Il nostro Sistema rischia di subire un duro colpo. Dobbiamo adeguarci e farci trovare pronti a intraprendere soluzioni diverse, cercando però di tutelare l’esperienza sin qui accumulata”.