Spedizionieri Al Bivio, Evoluzione O Estinzione

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Colloquio con Giampaolo Botta

Spedizionieri al bivio, evoluzione o estinzione

Nel contesto sempre più depresso del trasporto di container via mare gli spedizionieri non possono pensare di sopravvivere nel mercato soltanto negoziando noli migliori. Occorre strutturare un’offerta complessiva che includa servizi sempre sempre più professionali, forti investimenti nella digitalizzazione e mirate alleanze strategiche. E’ questa la convinzione di Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto.

“Abbiamo avuto un inizio d’anno complicato. Il mercato è diventato estremamente competitivo a causa del calo dei volumi di merci e della domanda” commenta.

“Ciò che è accaduto durante la pandemia è qualcosa di irripetibile” aggiunge. “Se nel 2020-2021 le compagnie di navigazione erano riuscite ad ottenere utili da record a causa del disallineamento tra l’aumento commerciale prodotto dalla pandemia e le interruzioni operative della supply chain, oggi ci troviamo di fronte ad una situazione diametralmente opposta: al calo della domanda provocato dall’inflazione non ha fatto da contraltare una proporzionata riduzione dell’offerta. Anzi: la risoluzione dei problemi di congestione e l’ingresso in acqua di nuovo naviglio hanno contribuito a creare nuovi squilibri, provocando il calo delle tariffe di trasporto, sia nel mercato spot come in quello dei contratti di lungo periodo”.

Certamente, la guerra in Ucraina ha complicato ulteriormente la situazione, impattando sull’inflazione ma anche sulla percezione della sicurezza da parte dei consumatori: “Da Aprile 2022 i noli hanno iniziato una curva discendente che li ha portati a scendere al di sotto del 37% della media degli ultimi dieci anni” afferma il dg di Spediporto, prendendo a riferimento i dati di Drewry. “Purtroppo, per il prossimo immediato futuro non sono attese particolari inversioni di tendenza: il rimbalzo a V dei mercati era atteso per Giugno ma non mi pare che ciò si sia verificato”.

Le tariffe sono quindi sotto pressione: almeno per il momento i programmi di slow steaming e le politiche di blank sailing implementate dai liner nel primo trimestre non hanno dato ai vettori i risultati sperati. Secondo Lynerlitica, la velocità delle portacontainer è diminuita del 5% rispetto allo scorso anno: lo slow steaming ha avuto come risultato quello di contribuire ad una riduzione della capacità di carico globale di circa il 6%. Troppo poco per garantire un riequilibrio di mercato.

“La verità è che se la curva dei noli dovesse continuare a mantenere la traiettoria discendente anche per i prossimi mesi, un numero sempre maggiore di compagnie si troverà costretto ad operare al di sotto dei livelli di breakeven, con ovvie ripercussioni negative sulla tenuta dei conti. Ne abbiamo avuta una riprova con ZIM; il carrier israeliano ha chiuso il trimestre in negativo mentre il ceo di hapag lloyd, Rolf Habben Jansen non ha nascosto le proprie preoccupazioni per il futuro”.

Secondo il dg di Spediporto, in un contesto di mercato in cui circola sempre meno merce e in cui diminuiscono i margini di guadagno per tutti, gli spedizionieri sono chiamati a ridefinire il proprio modello di business.

La prima sfida da vincere è quella della digitalizzazione: “Le case di spedizione devono investire massicciamente nell’innovazione tecnologica” afferma l’esperto.  “Per le piccole e medie imprese che operano nel settore si tratta di uno strumento fondamentale: la creazione di idonee piattaforme digitali, da condividere possibilmente con altri operatori della logistica, supporterebbe gli spedizionieri nella propria attività quotidiana, valorizzando al meglio le proprie competenze, che sono iper specialistiche e difficilmente riproducibili. Anche dalle società armatoriali, che pure hanno ampliato il loro business, estendendolo ai terminal, ai tir e ai treni”.

 

Per Botta la digitalizzazione è l’unico scudo che le case di spedizioni possono utilizzare contro la crescente verticalizzazione dei big carrier: “quello a cui assistiamo oggi è un’integrazione a tutti i livelli ma gli spedizionieri hanno dalla loro un know how che gli armatori non hanno, oltre a un contatto diretto con il tessuto imprenditoriale italiano. Queste competenze possono essere valorizzate al meglio soltanto grazie all’ICT”.

La seconda sfida propone invece cambiamenti strutturali e culturali che secondo lo spedizioniere non possono essere più rimandati: “Le piccole e medie imprese della logistica devono aprirsi alla collaborazione, creare consorzi attivi che gli consentano di condividere informazioni utili e di acquisire maggiori quote di mercato” ammette. “Servono alleanze strategiche e mirate da contrapporre all’avanzata degli armatori: nessuno si salva da solo ed è bene che in un Paese come il nostro, estremamente parcellizzato, questo lo si capisca quanto prima possibile”.

Insomma, i tempi stanno cambiando, portando nuove sfide: “O ci adattiamo in fretta al cambiamento o rischiamo l’estinzione” conclude Botta.

Intervento su Port News

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