25.03.2022 Valpolcevera, Pressing Di Fondi E Aziende Estere Per Le Aree Logistiche

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per il progetto di ZIs della I apoicrra denominato Green logistics valley, «abbiamo un forte ritorno da aziende che cicontattano eci chiedono informazioni perché sarebbero intenzionate adentrare. Si tratta anche diimprese straniere, ad esempio svizzere e olandesi e fondi d’investimento internazionali. Ma purtroppo la gestione di questerichieste non la può fare un soggetto privato». A parlare è Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto, l’associazione degli spedizionieri genovesi che ha messo a punto il progetto della Zis nella valle che è stata teatro del crollo del ponte Morandi e della ricostruzione (a tempo di record) del nuovo viadotto San Giorgio.

Botta sottolinea che, proprio a frontedi queste richieste sempre più pressanti, «è diventato urgentissimo giungere alla nomina, che è governativa, delcommissario straordinario della Zls, per dare il via al progettoealla sua realizzazione. Un imponentelavoro progettuale è stato condotto dalle pubbliche ammi nistrazioni e da tutti gli stakeholder della blue economy; mancala nomina di chi dovrà prendere per mano un progetto che potrà cambiare il ruolo della Liguria e del Nordovest rispetto ai mercati centroeuropei, così come la Zal di Barcellona ha cambiato il ruolo della Spagna a livello portuale nel Mediterraneo».

Le più recenti tendenze a livello internazionale, sostiene Botta, «tra cui la Cina, con un’esperienza ultraquarantennale, ma anche più vicine a noi, comela già citata Spagna ela Polonia, hannoattribuito alle ZIsil ruolo di driver catalizzatore di investimenti, per la creazione elosviluppo di nuove filiere innovative orientate sia all’ecosostenibilità che al potenziamento della capacità logistica e tecnologica dei loro territori».

In particolare, il caso della Zal di Barcellona, che rappresenta, secondo Botta, «l’equivalente di quella che potrebbe essere la ZIs del porto eretroporto di Genova in Valpolce vera, è stata creata da oltre 10 anni ed è diventata uno straordinario strumento di sviluppo della città e del porto, contribuendo a rendere Barcellona il primo esempio nel Mediterraneo di smart port city. Partita come unincubatore di nuove forme diimprenditorialità e innovazione, con una società mista a capitale pubblico e privato, oggi riunisce, in oltregoomila metri quadrati, quandoilprogetto originale ne prevedeva solo 100mila, i più importanti marchi dell’automotive (Honda, Mazda, Seat, Nissan), della distribuzione alimentare (Carrefoure Lidl), dell’e-commerce (Amazon), delle commodities (Decathlon ed Ikea), della componentistica (Scheider Electric, Inditex); a cui si aggiungono i più importanti provider della logistica: DhI, Kuehne & Nagel, Agility, Hartrodt, Maersk e altri».

Bottasottolinea come «laboratori avanzati, centri di analisi automatizzati, sperimentazione del 5G», abbiano «consentito al porto spagnolo di diventare leader nel Mediterraneo e centro di investimenti internazionali. Totalizzando +31% nei traffici nel 2021, rispetto al 2020, e +15% nel 2020 sul 2019, conun’occupazionediretta di oltre 6mila dipendenti e il 35% di lavoro femminile, proveniente da 130 Paesi diversi.

Questa stessa opportunità si offre oggi al porto di Genova». Secondo il segretario generale di Spediporto, «questo è il momento dirilanciareuna visione aggiornata della capacità del Paese di fare mercato, attraverso una progettualità legata al porto eretroporto genovesi.

Manca la nomina di chi deve gestire un progetto che può cambiare il ruolo di Liguria e Nordovest

L’internazionalizzazione di numerose aziende italiane ha dimostrato che delocalizzare in una delle tante free zone estere, oltre a garantire un risparmio di costi e la fruizionedi tutti i benefici logistici, burocratici e infrastrutturali connessi a una zona franca, ha anche consentito alle imprese di sviluppare centri di ricerca e innovazione, poli di sperimentazione e laboratori di ecosostenibilità, con importanti ricadute sul settore occupazionale, di tipo quantitativo e qualitativo. Queste best practice devono poter essere replicabili anche in Italia.

Commette un enorme errore chi sottovaluta la portata di questi strumenti, relegando il Nordovest a mera comparsa commerciale sul resto del mondo». La ZIs “rafforzata” del porto di Genova, conclude Botta, «proprio nell’ambito dell’innovativo progetto di sviluppo della Valpolcevera, può innescare non solo un progressivo incremento dell’offerta innovativama anche un fenomeno reshoring, conseguenza degli effet ti negativi prodotti dall’emergenza sanitaria, e oggi anche da quella bellica, sulle global value chains, che impongono una loro sapiente diversificazione».

Fonte Il Sole 24 Ore – Intervento di Giampaolo Botta

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Il Sole 24 Ore - Intervento di Giampaolo Botta

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